TRAMA
Tutta la narrazione prende corpo da una voce narrante che parla di un diario trovato nell’immondizia. Niente è come sembra, dalla finta serenità familiare dei Placido al legame apparentemente forte tra loro e i loro amici. Il punto di vista di “Favolacce” è palesemente quello dei ragazzini, gli unici innocenti che assistono inconsapevolmente al malessere delle loro famiglie. Le villette a schiera di Spinaceto sono molti simili a quelle di “American Beauty” in tutti i sensi.
Bruno e sua moglie non riescono a nascondere la fragilità del loro legame. Il papà di Viola li detesta e prova invidia per i successi scolastici dei suoi figli. I più piccoli scimmiottano in modo grottesco il sesso visto sugli schermi dello smartphone rubati ai loro genitori.

Giudizio
E’una favola nera, una tragedia, un vero calcio allo stomaco. Significativo e agghiacciante.
Audio non decente ma con distinguo: in parte gli attori italiani non sempre si capiscono, abbiamo dei bravi doppiatori e perché non si fanno doppiare; in parte audio non si distingue perfettamente per dare spazio alle immagini o alle scene non verbali, come per sottolineare le immagini e i dettagli in cui le parole non servono. Gli adulti sono pessimi esempi per i propri figli, senza strumenti educativi, senza cultura e pieni di avidità in termini di ricchezza. Non sono dei modelli di riferimento, ma i figli emulano i loro comportamenti in modo negativo. Si denota la grande mediocrità e insensibilità del mondo adulto, in contrapposizione con il mondo preadolescenziale dei ragazzi.
Bella l’unione dei figli/bambini/amici a livello di compagnia e a livello di mondo interiore. L’ambiente e il contesto di vita plasma la crescita di un bambino. L’ambiente in cui vivono i bambini/preadolescenti del film è un ambiente borghese ma malsano a livello psico-emotivo. Non esiste un modello di rifermento educativo. Ci sono delle mancanze di affetto, di stimoli e di modelli educativi. In alcuni casi è evidente il modello di genitore/amico forse lievemente più tollerante dei modelli standard genitori/autoritari.


Io direi: pazzia, fuga da casa, comunità alloggio con educatori che fungono da mediatori, ecc. E invece i ragazzi eludono in un altro modo. La scuola si inserisce nel film con il suo ambiente extra e con i suoi prof altrettanto frustrati dalle noie di questo mondo. Il prof di scienze nello specifico insegna qualcosa che i ragazzi mettono in pratica per sfuggire dalla realtà, una pratica che non va a buon fine. Che la scuola sia uno strumento educativo per eccellenza è sondato, trovare persone di riferimento al di là di chi ci ha generato è altrettanto importante.
Il film ha vinto il Premio della Migliore Sceneggiatura al Festival di Berlino.
Il film è un crescendo di cattiveria, fino al finale nerissimo. La macchina da presa si concentra sui primissimi piani dei ragazzini e dei luoghi in cui vivono. La regia è accurata e rigorosa. Non si tratta di un film diretto o incalzante. È un film che si snocciola lentamente e che andrebbe visto più di una volta per coglierne le diverse sfumature e i dettagli significativi. E’ una favola nera che fa riflettere.


SCHEDA film
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